当歌剧遇到“骆驼祥子”
Il melodramma incontra Il ragazzo del riscio’

史芬娜

意大利驻华大使馆文化参赞 北京

《骆驼祥子》于1937 年面世,是中国当代文学杰作之一。西方国家——其中当然也包括意大利——在翻译该部作品的题目时,都参考了作品最初的美国翻译版本,只是使用了“人力车夫”作为题目。这不得不说是个遗憾,因为“祥子”不仅是故事主人公的名字,在汉语中还从某种程度上带有对这个人命运的期冀。

老舍(1899 - 1966)讲述了一个颇具代表性的故事,但内容似乎又是充满矛盾的。事实上,这部作品也常被认为与1949 年后对未来充满期待的中国社会是矛盾的。人力车夫祥子的生活介乎于解脱与绝望之间,最终,命运作弄之下,他为拥有一辆属于自己的人力车所进行的所有努力都破灭了。如此看来,穷苦大众几乎没有翻身的可能,正如发生在祥子身上的故事一样,穷人们只能将自己的梦想寄托在孤独的、顽强的和近乎绝望的个体意志之上。因为祥子的世界是一个没有阶级意识的世界,可是和祥子一样的人力车夫们又在他们内部制造出了一种穷人等级逻辑,这也正是他们永远无法脱离苦海的原因所在。作品的开篇十分精彩。熟悉北京每一寸空气的老舍用一个北京人的敏锐眼光,为读者刻画出了一幅穷苦车夫的生存画面:不同的街道,不同的人群划分。这是一部描写穷苦人生活的作品,在当时社会中当歌剧遇到“ 骆驼祥子”极具代表性。作品强调了这些人力车夫们在单独个体生存的同时,之间也有过一些团结合作,但 他们却意识不到他们属于同一社会共同体,因此就永远无法创造历史,只能得过且过,最终走向 悲惨的结局。

当然,故事里还有北京,这里杂糅着北京人的泪水与欢笑。北京,如同一个泰然自若的母亲,默默分担着这里发生的一切,没有表现出不安与慌张,因为她早已看过太多,听过太多,尽管如此,她却从未忘记给自己的孩子们一个静静的、耐心的和庄重的拥抱。如果没有北京,也不会有祥子和他的故事。作曲家郭文景在创作过程中敏锐地捕捉到了这一点。在郭文景的音乐故事里,北京就如同普契尼笔下《波西米亚人》中的巴黎。如果没有这两座城市,两个故事也必将无法成型。

郭文景用充满激情的音符为北京奉献了一部激动人心的作品,让人不由得联想到小说的原著 老舍:他是如此绝望地爱着他的城市,直到在那最极端的年代无措地投身于那片北京最美的湖水 中。老舍恐怕很难想到,他的作品可以在一种全新语言的诠释下重新焕发光彩,并且成为一种对 话和交流的新工具。如此看来,有时历史会把原来亏欠子女的一切,用某种方式在未来返还给最 好的孩子。

我相信意大利观众一定能够理解并且欣赏这部由中国国家大剧院带来的歌剧作品。对于国家 大剧院来说,这其实也是一项巨大的挑战,因为歌剧语言并非中国传统,但他们的决定也并非偶 然。多年来,国家大剧院始终致力于在中国传播欧洲、特别是意大利的歌剧文化,并做出了突出 的贡献,由他们制作的《骆驼祥子》更能彰显这家中国国家级剧院对意大利歌剧文化的关注与尊 重。这种关注源于他们与意大利歌剧领域众多杰出专业人士之间的长期密切合作,从服装到布景、从导演到歌唱演员,从音乐家到指挥等等。我相信,对于意大利剧院来说,能够成为这部作品的首演之地是值得自豪的。在此,我衷心祝愿此次演出圆满成功,并希望能以这部作品为契机,在未来进一步加强我们之间的交流与合作。

prof. Stefania Stafutti

Direttore – Istituto Italiano di Cultura Pechino

Il ragazzo del risciò, pubblicato per la prima volta nel 1937, è uno dei capolavori della letteratura cinese moderna. Il titolo con cui il romanzo è noto anche nel nostro paese deriva dalla traduzione americana, ma forse il romanzo dovrebbe chiamarsi “Fortunato Cammello”, perché, nell’opera originale, sono in realtà il nome e il soprannome del protagonista a dare il titolo alla storia e, nella tradizione cinese, il nome reca dentro di sé una parte del destino di chi lo porta.

Lao She (1899-1966) racconta una storia universale e ci lascia un messaggio che potrebbe parere contraddittorio e a volte è stato considerato tale, rispetto all’ottimismo programmatico con cui la Cina voleva guardare al proprio futuro dopo il 1949. Xiangzi-Fortunato, il tiratore di risciò, conduce la sua vita lungo una linea al limite tra il riscatto e la disperazione. Alla fine soccombe, tutti i suoi sforzi per diventare un piccolo padroncino di risciò vengono vanificati da una sorte che pare accanita. Sembrerebbe, quindi, che non vi sia nessuna possibilità di redenzione per i più poveri e ciò è probabilmente quasi sempre vero quando, come accade a Fortunato, essi affidano il loro sogno di emancipazione alla sola, caparbia e disperata determinazione individuale. Perché è un mondo senza coscienza di classe quello di Xiangzi e i tiratori riproducono al loro interno le logiche di una povera gerarchia tra i poveri, che è la ragione profonda della loro impossibilità di riscatto. Sono straordinarie le prime pagine del romanzo in cui, con l’occhio acuto di un pechinese che conosce ogni respiro della propria città, Lao She conduce il lettore attraverso le complesse geografie di quelle stratificazioni tra gli umili, che si fondono con le geografie dei vicoli e delle strade che ogni giorno i tiratori di risciò calcano. La universalità della vicenda narrata ha nella descrizione delle vicende degli umili il nucleo portante del proprio discorso narrativo proprio perché essa evidenzia come le vite di singole monadi separate, unite a tratti da squarci di solidarietà ma non dalla percezione di una dimensione sociale comune, si facciano epica senza farsi storia e siano fatalmente destinate alla tragedia finale.

E poi c’è Pechino, che impasta insieme le lacrime e i sorrisi della sua gente, con lo stesso imperturbato e pure partecipe silenzio di una madre che non si scompone, perché troppo ha visto e troppo ha sentito, ma che mai fa mancare ai suoi figli il suo abbraccio silenzioso, paziente e solenne, come solo può essere l’abbraccio di una madre. Xiangzi e la sua storia non potrebbero esistere senza Pechino, e questo tratto è stato colto perfettamente da Guo Wenjing nella stesura del suo testo musicale. Pechino sta al racconto di Guo come Parigi sta alle vicende della Bohème pucciniana. Le due storie si disintegrerebbero senza le città che le accoglie.

E, mentre Guo Wenjing offre alla propria città un tributo che scalda davvero il cuore, in un momento musicale di grande commozione ed efficacia, la mente non può non correre anche all’autore del romanzo, che la sua città ha disperatamente amato, fino ad annegare nelle acque dolci del suo lago più bello il proprio sgomento per tempi troppo feroci. Non poteva immaginare, Lao She, che la sua opera sarebbe rifiorita in un linguaggio nuovo e sarebbe stata strumento di nuovi intrecci di dialoghi e di conoscenze. La storia a volte tardivamente restituisce ai suoi figli migliori ciò che aveva loro ingiustamente sottratto.

Credo che il pubblico italiano abbia tutte le caratteristiche necessarie per sapere comprendere e apprezzare la grande sfida che il National Centre for Performing Arts (NCPA) presenta, scegliendo di misurarsi con un linguaggio musicale che non è appartiene alla tradizione cinese ma cui esso non approda certo in modo casuale. Il NCPA svolge da anni uno straordinario, immane lavoro per la diffusione e la conoscenza in Cina della tradizione lirica europea ed italiana in particolare e Il ragazzodel risciò altro non è che la testimonianza della attenzione appassionata e rispettosa con cui questo grande teatro guarda alla nostra tradizione operistica. Una attenzione sostanziata da intensi e costanti rapporti con le eccellenze professionali che in questo settore il nostro paese vanta, dal backstage al palcoscenico, passando per i costumi e le scene e approdando alla regia, alle voci, ai musicisti, ai direttori d’orchestra. Credo che debba essere motivo d’orgoglio per i teatri italiani essere la prima tappa di un percorso cui auguro il migliore successo e che porterà tanto più lontano quanto più si intensificheranno gli scambi di conoscenza e di collaborazione.