北平的洋车
Il riscio’ a Pechino

赵珩

原北京燕山出版社总编辑,文化史学者

凡是读过鲁迅《一件小事》和老舍《骆驼祥子》的人,都会对北平的洋车留下深刻的印象。

洋车最早出现在清代光绪末年,据说是盛宣怀出使日本带回来的东西,因此准确地说应该叫做东洋车。洋车传到了中国,各地有各地的叫法,上海叫“黄包车”,天津叫“胶皮”,广东叫“车仔”,而北京从来都是叫“洋车”,这是连人带车的统称。至于“人力车”的称谓,那就是文词儿了。

洋车的两个轮子很大,开始是铁圈儿,后来有了橡胶的车胎,最好的胎是英国邓禄普的出产,这样既减轻了和地面的摩擦,又免去了行驶中的颠簸。两个大轮子中间是乘客的车厢,向前延伸的是两根木制黑漆的车杆儿,拉车的身子在两根车杆之间,双臂压住车杆,手扶住车把,身子前倾,靠着后座儿上重力的平衡,就能轻快自如。因此,拉洋车既是力气活儿,也是技术活儿,会拉的主儿可以不太费力就能健步如飞,可是外行就拉不了。民国初年北平的洋车有将近两万辆之多,可以说是北平最主要的交通工具。刚有轨电车的时 候,北平的洋车夫曾两次聚众砸了电车,生怕新式的电车抢了他们的生意。三十年代末开始有了 “三轮儿”,洋车被淘汰,于是洋车成了历史。北平的洋车。

洋车的装饰大有讲究,车厢是客人的座椅,垫子一定要干净厚实,冬天是藏蓝的布套儿,夏 天是浅蓝竹布的。冬天有棉布车棚,夏天还要有能折叠的油布雨棚。车轮上的两个挡泥板是黄铜 皮的,更讲究的是白铜的,得擦的锃光瓦亮。“拉晚儿”的还得有个电石灯照亮儿,那灯的玻璃要里里外外擦得透亮儿。脚底下有铜铃,声音清脆悦耳,打老远就能听得见。

拉洋车的盛年是三十上下的岁数,岁数太小了是愣头青,有力气但没经验;岁数太大了没力气跑不快。拉车的要和那车一样的精神,尤其是在内城里拉车,一身的裤褂儿得干净,无论那“号坎儿”穿与不穿,一身的“行头”得齐整,就是再热,也不兴光着脊梁拉车。祥子就属于这一类拉车的。

除了“拉包月”的车夫只是伺候一家,多数的洋车是拉散座儿,在路上招手即停的洋车固然 也有,但是大多是车等座儿,可等座儿的地界大有讲究。彼时,大凡是有大宅门的胡同口儿都有 洋车等座儿,虽然宅门里都有拉包月的车,可宅门里人来客往的多,雇车的也多。东客站、西客 站是上下火车的地方,那里永远是有活儿的。再有就是城里的繁华地段,像东安市场、西单商场、中山公园的南门外,随时都有停着的洋车等座儿。戏园子一散戏,门口就会有洋车在招呼主顾。

另一类洋车是跑远途的,出了德胜门跑清河的;从海淀跑清华园的,西直门边上等座儿拉玉 泉山、颐和园的,路都不近,这种活儿虽然辛苦,可拉一趟是一趟,给的钱多,收入有保障。拉远途的洋车比不了城里的车干净,车夫什么打扮儿也都不要紧了。

城里跑一趟活儿是几个“大子儿”(铜板),一天下来,除了“车份儿钱”所剩无多,但是得挣够了一家老小的“嚼谷儿”。偶有好买卖,得犒劳犒劳自己,弄个酱肉夹烧饼,来二两“烧刀子”,就是意外的收获。有了自己的车,情况就大不相同了,不用再为车份儿着急,挣多挣少都是自己的。“无风三尺土,下雨满街泥”,北平很少几条柏油通衢,多数是土路,遇上了刮风下雨,“座儿”有棚子苫着,可拉车的就得淋着跑了。那时的北平没这么多车,没这么多的人,灰色的墙,青色的瓦,泥泞的路,昏暗的灯,洋车在道上艰难地行走着,留下道道车辙的印迹。

Zhao Heng

Antropologo-Direttore della casa editrice Yan Shan

Lo Yangche (carro straniero, ovvero il Risciò) di Pechino ha lasciato impressioni profonde a tutti coloro che hanno letto Un piccolo incidente di Lu Xun e Il Ragazzo del Risciò di Lao She.

Il risciò fece la prima apparizione negli ultimi anni del dominio dell’Imperatore mancese Guangxu. Secondo la tradizione popolare, il risciò fu riportato in Cina da Sheng Xuanhuai in occasione della sua visita in Giappone, perciò è più corretto chiamarlo Dongyangche (carro straniero orientale). Quando si diffuse in Cina, il risciò veniva chiamato in modi diversi a seconda delle varie zone: a Shanghai Huangbaoche (carro di colore giallo), a Tianjin, Jiaopi (gomma), nel Guangdong Chezai (carro), mentre a Pechino rimaneva sempre Yangche, un nome che si riferiva al veicolo, così come alla persona che lo tirava. Esisteva anche un altro appellativo, ossia Renliche (carro tirato dalla forza umana), un termine letterario.

Il risciò ha due ruote molto grandi, che, in un primo momento, erano costituite solo da due cerchi di ferro, in seguito vennero aggiunti anche pneumatici in gomma, i migliori sono di una marca inglese, Dunlop. I pneumatici permettono sia di alleviare l’attrito con la terra, che di evitare scossoni in movimento. Tra le due ruote si trova il sellino del passeggero, insieme a due aste di legno verniciate in nero che si proiettano in avanti. La persona che tira il risciò è posizionata tra le due aste sulle quali fa pressione con le braccia; con le mani tiene la parte che funge da manubrio, mentre il corpo si inclina in avanti per bilanciarsi col peso della carrozza dietro e per poter procedere agilmente. È per questo che tirare il risciò non implica soltanto un lavoro fisico, ma anche tecnico. Chi è pratico con questa tecnica può correre senza troppo dispendio di energia, come se avesse le ali, mentre un Waihang(dilettante) non è in grado di farlo.

Nei primi anni della Reppublica Cinese (1912- 1949), erano in circolazione circa 20 mila risciò. Era il principale mezzo di trasporto a Pechino. Quando nacquero i tram, i ragazzi del risciò si raggrupparono e li fracassarono, per paura che questi nuovi mezzi elettrici andassero a discapito dei loro affari. Alla fine degli anni 30, fu la volta del Sanlunche (triciclo) e il risciò venne soppiantato, rimanendo un mero ricordo del passato, un pezzo di storia.

La decorazione del risciò è molto accurata: il sellino è costituito dal sedile del passeggero, il cui cuscino deve necessariamente essere pulito e spesso, rivestito di una fodera di cotone blu scuro d’inverno, blu chiaro d’estate. Inoltre, il risciò è munito di un tettuccio di cotone d’inverno, di uno piegabile di tela cerata e impermeabile d’estate. I parafanghi sistemati sopra le ruote sono realizzati normalmente in piastra di ottone, ma esiste anche la soluzione più sofisticata in lega di rame-nichel. I parafanghi devono essere puliti e lucidati. Chi tira il risciò di sera deve munirsi anche di una lampada a carburo che faccia luce. Il vetro della lampada va pulito sia internamente che esternamente. Ai piedi è legato un campanello che emette suoni distinti e piacevoli, percepibili da molto lontano.

L’età migliore per tirare risciò si aggira intorno ai 30 anni, perché quando si è più giovani, si è più forti fisicamente ma meno esperti; mentre quando si è meno giovani, si è anche meno forti fisicamente e perciò non si riesce più a correre veloce. Chi tira il risciò deve essere vigoroso come un carro. Soprattutto quelli che lavorano all’interno delle mura di cinta cittadine devono sempre mantenere la giacca e i pantaloni puliti. Con o senza Haokanr (la divisa di servizio), lo Xingtou (la tenuta da lavoro) deve essere curata. Per quanto faccia caldo, non è solito tirare il risciò a dorso nudo. Xiangzi appartiene proprio a questa categoria di tiratori di risciò.

Tranne i ragazzi che lavorano come Labaoyue(chi prende il salario ogni mese) e che servono una sola famiglia, la maggior parte dei tiratori di risciò servono Sanzuor (una clientela diversificata). Esistono senza dubbio i risciò che si fermano ad un cenno di mano, ma la maggior parte di essi aspettano, perciò la scelta dei posti in cui attendere i clienti è molto importante. All’epoca, all’ingresso di tutti gli Hutong che ospitavano grandi residenze, c’erano risciò ad aspettare clienti. Benché nei pressi di quelle grandi residenze ci fosse sempre un tiratore di risciò in servizio, le visite erano talmente numerose da fornire comunque un ampio bacino di clientela interessata a prendere il risciò. La stazione ferroviaria dell’Est e quella dell’Ovest erano le postazioni di salita e discesa dal treno, quindi fonti inesauribili di affari. Per di più, esistevano anche altri posti affollati, ad esempio il mercato Dongan, il Magazzino Xidan, anche fuori dell’ingresso meridionale del parco Zhongshan. Lì si trovavano sempre risciò ad aspettare clienti. Al termine delle rappresentazioni teatrali, all’ingresso, c’erano i ragazzi del risciò che invitavano i clienti a salire sulla loro vettura.

Un altro tipo di tiratore di risciò è quello che faceva lavori a lunga distanza: c’era chi usciva dalla Porta Desheng per andare a Qinghe, chi partiva da Haidian per raggiungere Qinghuayuan; chi riceveva clienti a ridosso della Porta Xizhi per andare a Yuquanshan o al Palazzo d’estate, percorrendo una distanza piuttosto lunga. Questo tipo di lavoro era faticoso, ma da ogni commissione si ricavavano molti soldi e il guadagno era garantito. I risciò che correvano a lunga distanza non erano puliti come quelli che si muovevano all’interno della città e il ragazzo che tirava il risciò neanche si curava del suo abbigliamento.

Con un giro in città ci si accaparrava alcuni Dazir (monetine di bronzo) . A fine giornata, togliendo il pagamento dell’ “affitto”, non rimaneva quasi niente, ma bisognava comunque guadagnare soldi sufficienti per Jiaogur (sfamare) tutta la famiglia. Se per caso capitava un buon affare, ci si ricompensava comprando una focaccia con semi di sesamo disseminati in superficie e carne di maiale speziata come ripieno, e perché no, anche due bottiglie di alcol di marchio Laodaozi, si trattava pur sempre un evento straordinario, un guadagno inaspettato. Quando si possedeva un risciò proprio, la situazione era completamente diversa, nel senso che non ci si preoccupava più dell’affitto del risciò e si poteva così tenere tutto il guadagno per sè.

“Terriccio che si accumula arrivando quasi a tre piedi di altezza quando non c'e' vento; ma se piove, le strade straripano di fango”. Nell’antica Pechino le strade erano raramente larghe e asfaltate, per lo più erano fatte di terra. Quando capitava un giorno di vento e pioggia, Zuor (il sedile, ovvero il cliente che si siede sul sedile)si rifugiava sotto il tettuccio, mentre il ragazzo del risciò doveva per forza correre sotto la pioggia.

A quell’epoca, non c’erano tante macchine nella città di Pechino, così come non c’era folla. Le mura erano grigie, le tegole verdi, le strade fangose e le luci tetre. I risciò si addentravano a stento nelle vie, sulla strada lasciavano di sé come impronte, solchi.